venerdì 14 gennaio 2011

Memorie di Adriano

<span style="font-family: Comic Sans MS, cursive; ">Sto leggendo questo bellissimo libro di Marguerite Yourcenar che mi è stato regalato per Natale. E' scritto meravigliosamente bene, è interessante, ma non si può certo dire che sia una lettura scorrevole. E' un libro sofisticato che va centellinato come un buon vino. 

Anzi, a essere precisi bisognerebbe leggerlo con accanto un bell'atlante storico e un'enciclopedia.

Leggere questo libro mi fa sentire allo stesso tempo una grande ignorante, una libera pensatrice, una fine intenditrice.

E' un peccato che sia un romanzo (per quanto documentato) e che non sia una vera autobiografia.



Detto questo, però, bisogna ammettere che è fonte di considerazioni e di profonde riflessioni.



Quasi un anno fa l'amica Nuvolette, compagna di future letture, ha postato sul suo blog un passo relativo al valore della legge e della giustizia (non sono riuscita a ritrovare il link).



A me invece il libro ha fatto fare una considerazione diversa: cavolo più di 2000 anni fa i romani avevano già il divorzio. Un istituto che è entrato nell'ordinamento italiano nel 1975 con il nuovo diritto di famiglia. Beh sono cose che fanno pensare.



Per non parlare dell'omofobia. Non sono una grande esperta di storia antica ma credo che i romani abbiano fatto proprio l'atteggiamento ellenico verso i rapporti tra uomini. Ad Atene come a Roma non faceva scandalo se un uomo, spesso maturo, si accompagnava a un altro uomo, qualche volta più giovane. Era una cosa normalissima.



Direte voi: la scoperta dell'acqua calda. 

Lo sapevo già, non sono poi così 'gnurant, però in questi giorni continuo a rimuginarci sopra.

Per me è un'illuminazione soprattutto in questo periodo in cui sento spesso persone con cui mi relaziono usare la parola frocio o sinonimi per offendere una persona che gravita nel nostro ambiente di lavoro.

Ora questa persona può essere definita in tanti modi: opportunista, incapace, dannosa, arrogante, maleducata, viscida e chi più ne ha più ne metta. 

Sta davvero facendo più danni che la grandine.

Ha fatto carriera per meriti di letto? Che differenza fa se i suoi favori li concede a uomini invece che donne?

Mi innervosisco quando sembra che l'unico problema con lui siano le sue preferenze sessuali, quando il primo epiteto che viene in mente pensando a lui è che è gay.

Perché la gente non mette le cose nella giusta prospettiva? Chi se ne frega cosa fa in privato se quando lavora fa danni da migliaia di euro?

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4 commenti:

  1. Bravissima, hai colto in pieno il problema. Ed il problema è questo: il gay, prima che incompetente o sfruttatore o imbroglione, ha una colpa primaria, l'essere 'diverso'.
    E vale per tutto, con tutti: se sei grasso in un gruppo di magri, se sei magro in un gruppo di grassi, se sei cristiano in un gruppo di atei, se sei astemio in un gruppo di alcolisti...
    il giorno in cui ci ricorderemo che non importa quel che ti piace ma come ti comporti...sarà sempre tardi!!!

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  2. Concordo pienamente su tutta la linea: un libro magnifico, ma certo non leggerissimo, da leggere con gusto ed apprezzare.
    Offre milioni di spunti così attuali che lasciano senza parole. E' una storia antica, eppure sembra così attuale... 

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  3. Sai, Adriano è stato uno degli imperatori che a scuola mi aveva maggiormente affascinata, e se pensi a Villa Adriana, a Tivoli ... beh Simo, tornarci "da grande" è stata un'esperienza unica... sinceramente penso che il resto sia noia... passeggiare in quella vera e propria oasi ti da un'idea molto chiara di lui e della sua testa.

    Le sue preferenze sessuali, rispetto a quello che ha saputo lasciare in eredità al mondo, sono veramente qualcosa di irrilevante ma purtroppo oggi sembra una referenza, ti fa o bacchettone o alternativo o di mentalità aperta o comunista o fascista o... machemminchia ne so, chissenefrega, no?

    :-)

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  4. Il problema è che fa danni e per "scusare" questi danni, gli ignoranti dicono che è gay! Ma potrebbe essere terrone se il lavoro viene fatto al nord, oppure una donna se a parlare sono uomini, oppure ... insomma, ci siamo capite.

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