martedì 2 gennaio 2007

La ff del Ballo del Ceppo

E terminato il Ballo del Ceppo, la prova di Fan Fiction ambientate durante il Ballo natalizio descritto in Harry Potter e il calice di fuoco, orgainizzato dai docenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts di FantasyMagazine. 


Purtroppo la mia è rimasta a metà, non ho avuto modo e tempo per completarla durante queste festività natalizie. Così ho pensato che, seguendo le regole del gioco, potrei terminarla qui. E scritta in prima persona secondo il punto di vista del mio personaggio e di quello del mio accompagnatore. In nero ci sono i brani di Jlian di Durmstrang, in rosso quelli di Gwen dei Tassorosso.



Questo è quello che ho scritto fino al 29 dicembre.


http://www.fantasymagazine.it/forum/viewtopic.php?t=8735&start=0 


 


ImmagineL’ultima volta che avevo visto i miei compagni così eccitati era stato all’ultima partita di Quidditch della scorsa stagione, quando Viktor era riuscito a prendere il boccino d’oro con un avvitamento Kastjn: le ragazze, scendendo dalla nave non facevano altro che ridacchiare, i ragazzi, invece, camminavano impettiti. Sembravano quasi fare la ruota nei loro caldi mantelli bordati di pelliccia.
Io non sapevo che pensare. Da giorni ormai non riuscivo a togliermi dalla testa quella buffa ragazza con i suoi occhiali grandi e i capelli corti. Era carina, se a uno piace il genere, anche se pericolosamente originale. Mi era dispiaciuto per lei: i libri, il brutto voto e tutto il resto. Avevo fatto bene a invitarla? Avrei passato una bella serata oppure sarebbe stato meglio starmene con i miei compagni?


- Ecco fatto! Che ne pensi?
Julia, decisamente soddisfatta mi porse lo specchio.
- Oh Ju, sei stata grandiosa. Non sarei mai stata pronta in tempo se tu non mi avessi aiutata.
- Ma figurati, per così poco.
Intorno a noi le nostre compagne di dormitorio ronzavano come tante piccole api operaie: Tiffany, bacchetta in mano aveva finito di acconciarsi i capelli, mentre Arwen nel suo elegante abito rosa stava scendendo per raggiungere Vampire.
- Andrew ti aspetta di sotto?
- Non vado con Andrew. Non te l’avevo detto? Andrew è dovuto partire, aveva degli impegni con i suoi. Vado con un ragazzo di Durmstrang.
- Davvero? Eccitante. E come si chiama?
Improvvisamente arrosii violentemente.
- Beh, veramente non me lo ricordo.
- Oh, Gwen… dimmi che non è vero!


Sentivo i commenti e le risate delle mie compagne di dormitorio mentre mi affannavo per raggiungere l’ingresso in tempo per l’appuntamento.
-
Oh, Gwen, ma davvero non ti ricordi come si chiama?
- Sei sicura di ricordarti com’è fatto?
- A limite saranno gli ultimi due rimasti nell’ingresso. Si
ritroveranno per forza.
Mi fermai giusto un momento per specchiarmi in uno dei finestroni tirati a lucido da Mastro Gazza, poi mi tuffai nella variopinta folla in attesa nell’atrio.
Studenti delle tre scuole di magia erano accalcati davanti alla porta della sala grande. Ragazze sorridenti accettavano complimenti e omaggi dai loro accompagnatori, i ragazzi esultanti si beavano dei sorrisi delle dame.
Con fatica mi feci strada tra la folla e mi fermai sotto le clessidre contapunti delle quattro case.


Almeno è puntuale!
La guardai avvicinarsi lentamente mentre, alzandosi sulle punte dei piedi, mi cercava tra la folla.
Raggiunse le clessidre e si fermò a pochi passi da me. Superando un gruppo di ragazze la raggiunsi.
- Ciao!
- Ciao! – Mi rispose educatamente
Sembrava non avermi riconosciuto. Decisi di divertirmi un po
- Anche tu aspetti qualcuno?
- Hmm!
- Avevi appuntamento qui?
- Si!
- Ah, e non è ancora arrivato?
- Evidentemente no. Tu che dici?
- Bah, forse era stanco di aspettarti ed è entrato da solo!
Finalmente si voltò e mi guardo con attenzione.
– Oh, sei tu! Sono così mortificata. Scusami. Senza gli occhiali non vedo non molto bene.
- Il trucco è d’effetto, forse però avresti fatto meglio a portarli, gli occhiali.


Terra inghiottimi! Terra inghiottimi! Terra inghiottimi!- In effetti è stato stupido da parte mia. Sai com’è… la vanità femminile.
Nessuna risposta. Solo un sorriso educato ma distante.
La serata non sembrava nascere sotto i migliori auspici, mi consolai sperando che conoscendoci meglio forse avremmo finito per piacerci un po’.
Magari potremmo anche fare amicizia.
Lo presi sottobraccio e con un sorriso spigliato (speravo che lo fosse) gli propositi di entrare.
Dal poco che potevo distinguere, la sala grande era irriconoscibile: sembrava molto più grande e al posto dei tavoli delle case c’erano tanti piccoli tavoli rotondi e scintillanti.
- Ci sediamo con i mie compagni?
La sua proposta mi prese alla sprovvista. - Con piacere. – Risposi


Ci sedemmo al tavolo con Svetlana e Marita che quasi non si accorsero del nostro arrivo. Ci salutarono distrattamente e si rituffarono nella fitta conversazione con i loro accompagnatori.
- Allora, come mai non avevi un cavaliere?
- Il ragazzo che avevo invitato è dovuto partire. Suo papà è un archeologo babbano...
- Ah, poverino. Comunque non è colpa sua se suo padre...
Non so da dove uscirono quelle parole o come mai la mia voce suonò così aspra. La vidi irrigidirsi.
- Perché poverino? Perché non è potuto venire alla festa o perché è di “origini babbane”?
- Ecco, io … non fraintendermi. Da noi i babbani…
- Prima che tu aggiunga altro è meglio che ti dica che anche la mia famiglia è babbana.


Per un po’ rimanemmo in silenzio, ignorandoci.
- Sei stato molto gentile a invitarmi, ma a questo punto credo sia chiaro che non è stata una buona idea.- Feci per alzarmi. - Sarà meglio che raggiunga i miei amici.
- Se è così, è meglio che prenda questi. – Così dicendo Jlian estrasse la bacchetta da una tasca interna della giacca, prese due calici di cristallo e con un semplice e fluido movimento del polso li trasfigurò in un paio di occhiali. – Ti serviranno!
Lo guardai sorpresa.
- Che altro sai fare?
- Temo che per scoprirlo sarai costretta a passare il resto della serata con me.
Jlian iniziava a piacermi
- La cosa sembra essere interessante.- Gli sorrisi. – A scuola oltre a questi trucchetti vi insegnano anche a ballare?

Mi porse la mano. Fui felice di stringergliela fino a quando non raggiungemmo la pista da ballo.
Ci lasciammo andare cullati dal ritmo e trasportati dalla marea degli studenti che ballava intorno a noi. Non facemmo caso alla musica o alle coppie vicine perché per tutto il tempo che rimanemmo lontano dal tavolo parlammo di noi.
Lei mi raccontò dei suoi genitori babbani e della sua casa a Liverpool. Promise che via gufo mi avrebbe mandato una delle foto babbane, di quelle che non si muovono. Mi disse che finita la scuola le sarebbe piaciuto specializzarsi al San Mungo, l’ospedale magico di Londra, e che non era una grande appassionata di Quidditch.
- Sai non mi piace molto volare. – Sorrise imbarazzata. – Però sono una grande giocatrice di scacchi magici.


Allimprovviso alcuni ragazzi iniziarono a saltare e spintonarsi. Più che a un ballo ufficiale sembrava di essere a un concerto rock. Una ragazza di Serpeverde mi spinse contro uno studente di Corvonero.
- Torniamo a sederci? Questo delirio non fa per me!
Camminando avanti a me Jlian cercò di farsi strada tra gli scalmanati.
Tra una spallata e l’altra, tra una breve sosta e uno scatto per approfittare degli spazzi che si creavano scorsi Eru e Vampire. Sembravano godersela da matti.
Finalmente riuscimmo a riguadagnare il nostro tavolo.
- QUI SAPETE COME DIVERTIRVI. - Il volume della musica era aumentato sensibilmente.
- COME HAI DETTO?
- E’ INIUTILE. NON SI CAPISCE NIENTE! – Jlian scrollò il capo. – ANDIAMO IN UN POSTO PIU’ TRANQUILLO?
- ASPETTAMI QUI, VADO A PRENDERE IL MANTELLO.


- NON NE AVRAI BISOGNO. TI MOSTRO UNO DEGLI ALTRI TRUCCHETTI CHE MI HANNO INSEGNATO.
La condussi nell’atrio e prima di varcare il grande portone la feci fermare davanti a me. Con delicatezza appoggiai la punta della bacchetta sul suo capo e sussurrai. - Pala Argentum.


Dalla testa una sensazione di calore si diffuse in tutto il corpo mentre piccoli fili scintillanti uscivano dalla bacchetta di Jlian.
- Ecco fatto! - Sopra al mio vestito era apparso un morbido e caldo mantello di pelle lucente. – Un ultimo tocco e sarai pronta per uscire. – Agitò nuovamente la bacchetta e dal nulla apparvero stivali imbottiti, un manicotto e un colbacco bordati di pelliccia. – Zibellino
, pregiato e molto richiesto.
- Oh, Jlian… ma sono stupendi. Grazie! –
- Ora sei pronta per affrontare la notte.

Uscimmo all’aria aperta. La notte era fredda e priva di vento. Nel cielo terso risplendeva una pallida luna. Molte coppie avevano deciso di abbandonare il ballo e di arrischiare una passeggiata sulla neve fresca.
- Questo spettacolo toglie il fiato, non trovi?


Lasciai che il mio sguardo vagasse lontano, fino alla nostra nave fiocamente illuminata dalle lanterne accese a prora, poppa e sul cassero. Poi dalle acque placide del lago risalii fino alla mastodontica carrozza degli studenti di Beauxbatons.
-Si – risposi – è davvero bello qua fuori.
- Pensavo… magari se vuoi… potrei mostrarti…
- Si?
- Il posto che preferisco qui a scuola.
- Mi piacerebbe molto.
Per un po’ la luce della luna riflessa dalla neve fu sufficiente per procedere speditamente, ma quando entrammo in una zona d’ombra, al ridosso delle mura del castello, Gwen si fermò.
- Jlian… ti spiacerebbe fare un po’ di luce. Non ho con me la bacchetta.
-Non ti fidi a rimanere al buio da sola con me?
- Dici che dovrei?


Finalmente ci lasciammo alle spalle il frastuono che proveniva dalla sala grande. Ora l’unica cosa che riuscivamo a sentire era il rumore attutito dei nostri passi sulla neve fresca.
- Siamo vicino alle serre, giusto?
- Si. Dietro alla terza serra c’è una piccola panca. E’ lì che mi piace passare il poco tempo libero che ho. Sai, nella bella stagione vengo qui a studiare. E’ tranquillo e si gode di
una bellissima vista sulla foresta proibita.
Raggiungemmo la nostra meta e dopo aver spazzolato via i centimetri di neve che si erano accumulati sul marmo ci sedemmo.
- Vis Caloris- intorno a noi il freddo sparì di colpo. – Così va meglio, non trovi?
Sorrise.
- Alla tua scuola ve ne insegnano parecchi di questi trucchetti. Non è vero?


Alla tua scuola ve ne insegnano parecchi di questi trucchetti qui. Non è vero?
Si fece seria.
- Jlian?
- Si?
- Ti ho raccontato tutto di me, non che poi ci sia molto da raccontare. Io, invece, non so proprio niente di te, della tua vita.
- Sai… non c’è molto da sapere…
- Avrai anche tu una casa e una famiglia. Vero? Comincia da lì.
La sua richiesta mi prese alla sprovvista. Non avevo idea di cosa raccontarle e da dove cominciare.
- Oh, no! – Nella sua voce c’era una nota di panico.
- Che c’è? Hai sentito qualcosa? – Scattai in piedi con la bacchetta in pugno.


- No, Gwen. – Represse a stento una risata e rinfoderò la bacchetta.
- Vediamo da dove posso cominciare. Come certamente saprai a Durmstrang abbiamo regole molto rigide per la scelta degli studenti, quindi dato che sono stato ammesso devo essere un Purosangue. Giusto?
- Giusto!
- Devi sapere
che la mia è una delle più antiche famiglie di maghi d’Europa. Pensa che uno dei mie bis bis bis zii, o chi per lui, ha sposato una delle eredi di Salazar Serpeverde. Mia madre, invece, è una Durmastrang, una pro pro pro nipote di Sergei Stanishev Durmstrang, il mago oscuro che fondò la scuola.
Santa polenta! E’ come se fossi uscita con Malfoy!













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