martedì 10 febbraio 2009

"Lasciatemi andare alla Casa del Padre"

In questi giorni non si è fatto altro che parlare di omicidio, di eutanasia, di testamento biologico e via di seguito. Sulla pelle di una persona che vegetava da 17 anni si sono fatte campagne moraliste, battaglie di principio e spot elettorali.

Quando finalmente (finalmente per la sua famiglia e per lidea di lei) tutto questo sarà finito forse si potrà continuare a pensare a questa benedetta legge sul testamento biologico.

Più mi guardo intorno e più mi sembra di vivere in un mondo di pazzi in cui gruppi di persone si accaniscono contro altri gruppi di persone a causa di una legge che consente (non obbliga) di fare qualcosa.

La legge sul divorzio, la legge sullaborto, la legge sulleutanasia, la legge sul matrimonio (vogliamo usare unaltra parola invece di matrimonio?) tra persone dello stesso sesso.

Ogni individuo è libero di pensarla come vuole su questi argomenti. Non sta a me dire se sono giusti o sbagliati. Io posso solo lasciare la libertà ai miei fratelli e sorelle di agire secondo la loro coscienza.

Perché altri, invece, devono imporre la loro visione del mondo? Perché prima non si fa altro che sbandierare il libero arbitrio e poi si finisce a delimitarlo in un orticello da oratorio? Perché è così difficile rispettare chi la pensa diversamente? Perché cè questa paura del "diverso"?



Ultimamente ho pensato parecchio a questa cosa... soprattutto da quanto frequento assiduamente dei cattotalebani.



Una delle cose che non ho mai capito della religione cattolica è quella cosa del dolore.

Non ho mai capito perché il dolore debba essere così esaltato.

Ho fatto una rapida ricerca in internet e ho trovato alcune risposte, alcune anche molto divertenti. In soldoni si esalta il dolore perché
"il dolore e la sofferenza avvicinano a

Dio"? Perché "Gesù stesso soffrì sulla croce senza sottrarsi, ecco ognuno di noi ha la sua croce e la si offre a Dio
"?

Eppure anche Gesù ha avuto la sua ultima tentazione e ha chiesto che gli fosse allontanato quellamaro calice.

Poi penso che Dio ci ama come un padre, ma quale padre può vedere soffrire un suo figlio? Quale genitore se ne starebbe lì senza fare niente?

Perché ci sono cose che mi sfuggono?



Con tutte queste domande mi sono imbattuta in un articolo pubblicato nel marzo del 2006 in occasione della pubblicazione del libro
"Lasciatemi andare alla Casa del Padre" che si dice essere le ultime parole pronunciate da Papa Wojtyila alla suora polacca al suo capezzale.

Se nera parlato al tempo, ma poi tutto è caduto nel nulla. Eppure queste parole hanno un effetto dirompente incalcolabile.

Perché a un uomo è stato permesso di rifiutare il ricovero in ospedale? Perché a un uomo è stato permesso di riufitare di essere attaccato a macchinari che avrebbero potuto prolungargli la vita?

Wojtyla rimase in agonia per quasi tre giorni, assistito da apparecchiature mediche elementari (stando ai racconti, semplicemente una bombola ad ossigeno e una flebo). Lo aveva chiesto lui? Se davvero ha pronunciato la frase "Lasciatemi andare", sembra di si. Si puo definire "eutanasia passiva"? Cioe una pietosa cessazione di attivita terapeutiche atte solo a prolungare unagonia? Probabilmente si. Eppure, la dottrina della Chiesa, pur con alcuni distinguo che vedremo, non ammette leutanasia, neanche quella passiva. "Leutanasia deve dirsi una falsa pieta – scriveva Wojtyla nel 95, enciclica Evangelium Vitae – anzi una preoccupante perversione di essa: la vera compassione, infatti, rende solidale col dolore altrui". E ancora: "Nessuno ha il diritto di sopprimere la vita di un paziente a causa della sofferenza. La sofferenza e sempre una chiamata a praticare lamore misericordioso. Chi soffre non sia mai lasciato solo" (Giornata del Malato, 2004). È il sottile crinale tra accettazione del dolore e pieta cristiana verso un uomo gia condannato che incrina le certezze della Chiesa: nel Catechismo ufficiale, si accetta che "puo essere legittima linterruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate ai risultati sperati. In questo modo non si vuole provocare la morte; si accetta il fatto di non poterla impedire."



E un articolo interessante che tratta con profondo rispetto la figura di uno dei papi più amati, si trova a questo indirizzo: http://www.aduc.it/dyn/dilatua/dila_mostra.php?id=140433

 

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